Mysore e le donne del Maharaja
16 marzo 2010
13/03/2010, 5.15 - Squilla il telefono. Shwethana: l’auto passa da te alle 5.30, sei pronto? Sí, sono pronto. Comoda Jeep Toyota da 7 posti piú autista. Sono il primo della lista, quindi passiamo da Amrita che a sorpresa porta anche Nikita, l’amica di appartamento. Bell’inizio, no?
Presi a bordo Shwethana e Anil, si va a Mysore. Tipica giornata da turista, con visita di palazzi e monumenti e templi. Mi faccio rifilare elefanti e Ganesh di finto sandalo e cartoline bruttine da venditori ambulanti adulti e bambini. Mi sento un po’ stordito: le mie compagne di viaggio stavolta sono vestite all’occidentale con jeans e camicetta e occhiali da sole, truccate e profumate; sembrano voler dire siamo donne anche noi che credi.
Entriamo, scalzi, nello Sri Ranganatha Swamy Temple, magnifico all’esterno, basso e leggermente opprimente all’interno, dove su letti di fiori giacciono coricate tante divinità Hindú. A ogni nicchia, dopo un’offerta profumata, si ha diritto a una benedizione altrettanto profumata con acqua colorata non purificata mistificata. Sono ancora piú confuso: le ragazze eseguono ogni volta un rito impeccabile congiungendo le mani tutte insieme e poi cospargendosi di "benedizione" con movimenti antichi, carichi di mistero ma stranamente eccitanti per me e forse tutto sommato insignificanti.
Questo è Vishnu, quello è Krishna, mi spiegano le differenze tra le varie divinità e ognuno può essere devoto a questo o quell’altro che poi dio è uno solo; ma secondo me non ci credono piú neanche loro. Strano momento per l’India, per certi versi ricorda l’Italia di 70 anni fa. Orgogliosi delle loro tradizioni, stanno gradualmente emancipandosi ma allo stesso tempo non ci tengono a creare scontri generazionali. Perciò sono tutti Hindú, esteriormente. Una nazione già divisa da tante culture regionali ha bisogno del sentimento di unità che al momento solo l’induismo sembra offrire. Sono pacifici e per nulla individualisti, perciò fanno del compromesso la loro arte.
Risaliamo in macchina, in pochi minuti siamo alla residenza estiva e poi al mausoleo di famiglia di Tipu Sultan: il Daria Daulat Bagh e il Gumbaz. Sí certo, sono molto belli da vedere ma preferisco la gita in barca di vimini, rotonda, sul fiume Cauvery popolato da coccodrilli, si dice. Manco a dirlo, il fiume è utilizzato dalle donne locali per fare il bucato e stenderlo sulla riva. Un vecchio ci porta nei punti del fiume dove si creano vortici naturali e ci fa girare una decina di volte. Gran divertimento con me che canto "Giro giro tondo, casca il mondo". Attraversiamo il punto di incontro di ben tre fiumi: tanto basta agli Hindú per eleggerlo come luogo sacro. Bisogna quindi toccare la pietra galleggiante messa lí a simbolo, avente un tridente di metallo avvolto da un serpente, e dire una "puja". Amrita è quella piú vicina alla pietra perciò le spetta di farla per tutti noi. Altri movimenti mistici e io resto a guardare, stupito e allegro.
Finita la gita, passiamo al Ranganathittu Bird Sanctuary. C’è fila e inoltre nessuno se ne frega piú di tanto di vedere questi uccelli perciò si va a pranzo.
Ma stavolta però niente bettola anzi ristorante di lusso, il Parklane di Mysore. Non ci posso credere, in bagno c’è acqua calda sapone e fazzoletti. A tavola, tovaglioli di lino forchette coltelli cucchiai bicchieri. Pranziamo all’aperto, il tavolo ben ventilato. Iniziamo con gli stuzzichini tra cui: Gobi Manchurian (frittelle di cavolfiori cinesi), Hyderabady Chicken boneless (tranci di pollo senza osso cotto alla "hiderabadese"). Primo piatto: Chicken Byriani (ovvero alcuni piatti e piattini contenenti un’infinità di riso Byriani, circa 10 salse diverse con cui combinare il riso, e pollo). Mi prendo anche un bel caffè e si riparte per quella che è la destinazione principale, il Maharaja’s Palace.
Un trionfo di lusso sfrenato e maestosità, all’interno esibisce saloni immensi destinati a una corte di poche persone, abbelliti da vetrate stupende e dipinti noiosi. Ma la cosa piú bella è il soffitto in tek birmano intagliato con arte sopraffina. All’esterno, cosa mai vista prima, è illuminato da circa centomila lampadine, di quelle da 60W-100W usate normalmente in casa. Essendo un palazzo costruito a inizio ’900, ha avuto l’elettricità fin dall’inizio. Il maharaja la fece portare a Mysore già nel 1906, mi pare.
Alle spalle c’è un’altra residenza del maharaja. Non è interessante ma decidiamo di entrare comunque. L’interno è molto buio e contiene oggetti appartenuti alla famiglia del maharaja e una serie di dipinti ancora meno interessanti degli altri. Tutti tranne uno, raffigurante una bella principessa di epoca remota ma tale e quale a Amrita. Glielo mostro, lei non ci può credere. - ora non considerate questa frase fuori dal contesto, per favore! - Poi anche Nikita conferma, è proprio uguale uguale. Shwethana e Anil sono piú avanti. Dovete sapere che non è consentito scattare foto all’interno di alcun palazzo né a Bangalore né a Mysore, tant’è che abbiamo consegnato le fotocamere all’ingresso. Inoltre gli avvisi "proibito fare foto" sono certamente in numero maggiore dei quadri, e forse anche piú belli! Io e Amrita ci guardiamo intorno aspettando il momento in cui quelle 4-5 guardie si allontanino e decidiamo di scattare la foto dal titolo "Amrita con quadro di principessa sul fondo" usando il suo cellulare. Ora! Ce l’abbiamo fatta! Tutti contenti continuiamo la nostra visita.
Siamo qualche stanza piú avanti quando - erano passati almeno 15 minuti - arrivano di corsa le guardie, armate: "Tu! Hai fatto una foto a questa ragazza! Confessa! Vuota le tasche!". E io, certo cacandomi addosso, ma esibendo una certa disinvoltura e anzi ostentando addirittura sicurezza, mostro le mie tasche vuote. Ma quelli non sono contenti e si rivolgono minacciosi alle ragazze. Ed è qui che a gran sorpresa entrano in scena Amrita e Nikita: le due "umili" donne Hindú, timorate di dio, si trasformano all’improvviso in due attrici formidabili, bugiarde convinte come solo le napoletane dei bassi! Mentono con una spregiudicatezza e una sapienza impensabili fino a quel momento, garantendo mano sul fuoco di non avere alcun cellulare in borsa. I militari insistono per una mezz’ora: io nel frattempo, affascinato dalle incredibili doti di arte e spettacolo che, sicuro, ogni donna ha in sé, non posso fare nulla, mi hanno impedito di parlare e d’altra parte non vogliono niente da me che ho già vuotato tasche e borsa. Si sono impuntati con le ragazze. Che non mollano neanche per un istante e alla fine con una mossa azzeccatissima la vincono: suggeriscono alle guardie di controllare anche gli altri due amici, Anil e Shwethana. Mentre le guardie cercano i due "ignoti", Amrita riesce a consegnare di nascosto il cellulare a Anil chiedendogli di cancellare l’ultima foto. Quando le guardie ci trovano insieme ormai è tardi, possono controllare quello che vogliono, non c’è traccia del reato! Anzi si beccano pure una cazziata dal capo per aver umiliato le due ragazze. Sublime!
La giornata si chiude con una visita ai Brindavan Gardens, giardini creati nei pressi di una diga e molto utilizzati dall’industria cinematografica. Affollatissimi di famiglie e zanzare, non mi sembrano granché. Ma è notte e a quell’ora, dopo aver percorso un ponte di circa 500mt si raggiunge una zona dove fanno spettacoli di luce con l’acqua delle fontane e sottofondo di musiche tradizionali o cinematografiche. Loro ne vanno pazzi, felici come bambini. A me non dispiace ma ogni tanto alzo lo sguardo al cielo.
La bellezza delle stelle tutte, intorno a me.
Commenti
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- 16 marzo 2010 - 17:09 | Lisa ha scritto: «I tuoi resoconti fanno un baffo a "Turisti per caso"!!! Quella di oggi deve essere stata davvero una gran bella giornata!»
- 16 marzo 2010 - 19:01 | Mario Maria Mario ha scritto: «Una scrittura all'altezza di Licia Colò ("Washington Post")»
- 17 marzo 2010 - 19:19 | luisa ha scritto: «sta bene!»
- 18 marzo 2010 - 03:27 | miaomiao ha scritto: «miaomiao! per fortuna che la foto n.10, quella col bellissimo principe, non e' stata distrutta! Peppe sei proprio un tirabaci! molti miaomiao(miao)»
- 18 marzo 2010 - 09:59 | Salvatore DM ha scritto: «"La bellezza delle stelle tutte, intorno a me".......Ormai il cammino verso l'illuminazione è tracciato. Dopo Sai Baba il nuovo santone SAI PEPPE. :-)»
- 18 marzo 2010 - 12:38 | Giusy Buono ha scritto: «...entusiasmante!!! Grazie per averci portato idealmente nella tua valigia, stipati insieme al phon e all’amuchina, in questo viaggio alla scoperta di luoghi fiabeschi da "Mille e una notte"! Grazie soprattutto, perchè ci hai fatto assaporare col tuo "diario", oltre alla grandezza dell’ingegno umano, l’incanto delle stelle e la bellezza della natura, poetica e sorprendente in tutte le sue manifestazioni, e che i nostri sensi, purtroppo, non sono quasi più in grado di cogliere nella caotica jungla urbana in cui siamo quotidianamente immersi!»
- 18 marzo 2010 - 14:49 | Annamaria T ha scritto: «E pensare che due mesi fa ho visto le stesse cose...Eppure,attraverso le tue parole, riesco a cogliere nuove prospettive, nuove sfumature....che, associandosi ai miei ricordi, mi emozionano ancora....»
- 21 marzo 2010 - 19:46 | duemiao ha scritto: «uffa Peppe, ma la nuova puntata per noi gattini? siamo qui a miagolare per vedere i nostri colleghi micini indiani e il bellissimo principe misterioso! non ci fare aspettare! fusa»