Venerdí buono
02 aprile 2010
02/04/2010 - La prima cosa che ricorderò del Kerala, sono gli odori: i profumi dei fiori freschi e secchi e gli aromi delle migliaia di spezie. L’odore è persistente: nel piccolo aeroporto di Cochin, nell’auto di Rashid, al Gateway by Taj, nei capelli delle bambine, nelle ghirlande indossate in vario modo dalle donne, per strada, durante la passeggiata meridiana in Marina Drive, nei negozi, nei fast food, sui tovaglioli dei fast-food, negli emporii, nei centri commerciali mezzo abbandonati, al mercato ortofrutticolo, in barca, nel sapone, nello shampoo, nelle creme per il corpo, nel nettare per il viso. Gli odori si imprimono nella memoria molto piú di tante immagini, forse perché sono, rispetto ad esse, piú difficili da decifrare - probabili misture di lavanda, sandalo, zafferano, mandorla - e per questo capaci di stimolare aree della memoria meno frequentate. Nonostante tale ricchezza, o forse proprio perché grazie ad essi l’olfatto è sovraeccitato, colgo anche quello molto meno interessante degli uomini affaticati, pigri e sciatti che camminano controvoglia e poco dopo si sdraiano in terra sotto il primo albero diffondi-ombra.
D’altronde a Cochin la temperatura sfiora i 40° con un caldo aggressivo che in pochi minuti di passeggio ti lascia senza fiato. Mi fermo quindi in uno chalet sul mare, che, a proposito di odori, non ha niente di quel bel fresco mediterraneo da tirare su con il naso con la brezza della sera. È un mare torbido e stagnante quello tra Ernakulam, Fort Cochin e Mattancherry, che non rinfresca neanche la mente.
Oggi è venerdí santo, o come lo chiamano loro, Good Friday. Pare che il Kerala sia il paese indiano con la più alta concentrazione di religioni. I cristiani sono tanti ed è facile incontrare processioni della passione di Cristo fatte da tanti Hare Krishna. È venerdí santo e a parte i negozi, è tutto chiuso: musei inglesi, chiese portoghesi, sinagoghe ebraiche. Allora l’hotel mi offre una minicrociera tra le isole che compongono la città: ci spiegano com’è successo che i Cinesi hanno esportato i loro sistemi di pesca lí a Cochin. Oggi quelle isole sono interconnesse anche da ponti: nel complesso formano una città molto vivibile, con traffico stranamente lento ordinato e non rumoroso.
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Commenti
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- 02 aprile 2010 - 21:07 | tony ha scritto: «ciao peppe...la vita destra l'hai trovata anche li?... però nessuna pasteria hihihi :) comunque scherzi a parte bellissima esperienza e sembra molto bello. Un salutone a presto..Buona Pasqua!!! ciao»
- 02 aprile 2010 - 21:07 | tony ha scritto: «volevo dire la riva destra :)»
- 02 aprile 2010 - 21:24 | Vijayalakshmi ha scritto: «Giovan Giuseppe, quando puoi/vuoi, leggi o rileggi "lontananza" di Mario Soldati. Un abbraccio»
- 03 aprile 2010 - 18:09 | miaomiao ha scritto: «Peppe le tue foto mi fanno restare senza miao!! ma che fai, ti trucchi gli occhi? Fatti sentire presto...»
- 03 aprile 2010 - 18:30 | Lisa ha scritto: «Il profumo di questa terra nn possiamo apprezzarlo ma ne possiamo comunque ammirare la bellezza dei suoi colori...»
- 04 aprile 2010 - 10:57 | Iolanda ha scritto: «ehilà! non ti facevo così poetico. comunque immagino che sia davvero una bellissima esperienza un pò ti invidio. Ti auguro di passare una buona Pasqua..a presto»
- 05 aprile 2010 - 11:37 | Giusy ha scritto: «Ischia chiama Bangalore! Buona Pasqua a te, Peppe, che ci offri, attraverso i tuoi racconti, immagini così vivide di una terra stupefacente per la bellezza dei suoi colori e per l'intensità dei suoi profumi, sebbene...di pastiere e casatelli... non ne vedi nemmeno l'ombra! Serena Pasqua a voi, visitatori di questo blog e commentatori delle cronache di Peppe! E buona Pasqua pure a noi, che di pastiere e casatelli ne vediamo pure troppi e magari, ne gustiamo la fragranza in improvvisati picnic, immaginando di trovarci, anzichè nel salotto di casa (date le condizioni meteo non proprio favorevoli), in luoghi di sogno e all'aria aperta! Con l'augurio a tutti e a ciascuno di guardare alla vita sempre con "occhi di Pasqua" per cogliere in qualsiasi circostanza il lato migliore delle cose ... senza prendersi troppo sul serio!»
- 06 aprile 2010 - 06:18 | Antonio Pentola ha scritto: «eh grazie Giusy... ma commentatori o commendatori?»
- 06 aprile 2010 - 14:18 | woodie ha scritto: «... immagino che non ti rileggi : prendi sonno prima di aver finito di scrivere!!!è assolutamente affascinante leggere il tuo diario di viaggio, sul serio, fa venire voglia di... guarda, domattina, quando vado al cesso, mi metto a scrivere, descrivo tutto!lo so, non sarò mai bravo come te, il talento è una dote naturale, e tu hai la straordinaria capacità di fotografare sensazioni, e quello che l'obiettivo non può vedere (odori, suoni) lo materializzi attraverso le tue lunghe, VOLUTAMENTE noiosissime descrizioni, che rendono straordinariamente anche il senso stagnante del tempo in quella parte del mondo... ti proporrò per il pulitzer»
- 07 aprile 2010 - 10:41 | AntonioS ha scritto: «I profumi, i fiori, i frutti ed il lento incedere degli indiani sempre a metà tra fisica e metafisica. Bello, ma inquietante allo stesso tempo.Devi assolutamente leggere il canto di Kali di Dan Simmons per bilanciare la tua percezione !!Ho visto una foto in cui eri forse in un mercato che mi ha riportato alle pagine di quel libro.Magari leggilo durante il viaggio di ritorno !!»